Certo è una parola ” il plagio ” che suona antica
È una parola antica – Fa pensare al rispetto dovuto ad un’opera in qualche modo “rubata” depredata, quasi un’appropriazione indebita di una luce di creatività accesa nella fantasia meravigliosa della mente di un essere umano.
È una parola antica perchè è superata dagli eventi e dal sistema, che ha fatto del plagio l’unico vero sistema.
Mai come oggi la fruizione dell’opera sta al massimo, è
diventata altissima, globale, universale, totale e mai più di oggi il rispetto, la tutela e il relativo compenso per l’autore dell’opera (sia essa musica parola o immagine ) è inversamente proporzionale al suo successo.
Tutto è plagio.
La civiltà che oggi conosciamo non si basa certo sul rispetto dell’opera dell’ingegno – sulla tutela dell’ atto creativo individuale – sulle regole che dovrebbero gestire l’utilizzazione e lo sfruttamento
di questo bene immateriale e fondamentale.
È tutto preda di chi possiede gli strumenti e controlla la comunicazione.
Ben venga quindi l’arte di appropriarsi, rivitalizzare ridando loro vita, le tradizioni popolari le “radici” tirandole fuori dalle bacheche ammuffite degli etnomusicologi – Ben vengano anche gli autori, gli artisti che si ispirano con emozione e sensibilità ad opere che inevitabilmente rientrano in un dna universale –
e che diventano il patrimonio comune di un epoca di un territorio e di una cultura.
Paolo Dossena